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Mantle: My Annihilation

Il collasso ha trovato la sua colonna sonora

Dalle profondità dell’underground nord-orientale degli Stati Uniti, i Mantle emergono come una creatura tellurica, lenta e devastante, con My Annihilation: un manifesto sonoro che fonde doom, sludge e hardcore in un amalgama denso, brutale e incredibilmente emotivo.

Originari del Connecticut, i Mantle non si limitano a seguire le regole dei generi che abitano: li piegano, li frantumano, li ricompongono. Il risultato è un suono che avanza come una faglia in movimento, tra riff pachidermici e un’atmosfera perennemente sospesa tra la catarsi e la rovina. Ogni brano è un flusso che alterna lentezza mortale a esplosioni viscerali, pareti di distorsione che inghiottono il silenzio, e attimi di quiete che non sono mai sollievo, ma il respiro prima del colpo.

My Annihilation è un disco che parla di crolli interiori e collettivi. È musica che ti guarda in faccia e non arretra: cupa, ma mai sterile; furiosa, ma lucida; apocalittica, ma profondamente umana. In queste tracce si percepisce il peso della resilienza, della disperazione trasformata in suono, del dolore che si fa strumento.

I riferimenti sono evidenti ma mai imitati: Cult of Luna, Neurosis, Thou… Ma i Mantle aggiungono una voce propria, una profondità melodica che non addolcisce, ma amplifica l’impatto. È un viaggio senza redenzione, ma con un significato: la distruzione può anche essere una forma di verità.

Per chi cerca musica estrema che non sia solo rumore, ma esperienza, racconto e impatto emotivo, My Annihilation è un’opera che lascia un solco profondo. I Mantle non gridano al mondo: lo fanno tremare.

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