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Eczema: Diagnosi

Il disagio come materia sonora, la malattia come metafora del reale

Con Diagnosi, gli Eczema rilanciano la loro visione musicale e concettuale, portando il proprio “punk post-moderno” a un nuovo livello di lucidità disturbante. Uscito il 2 giugno su tutte le piattaforme, anticipato da un videoclip ufficiale pubblicato il 12 maggio, il brano rappresenta una sintesi feroce e chirurgica del primo ciclo creativo della band, chiudendo un cerchio per aprirne uno nuovo all’insegna della sperimentazione.

Il suono è crudo, angoloso, rabbioso ma pensato. Nessuna concessione al decorativo o al nostalgico: gli Eczema costruiscono un paesaggio sonoro dove l’urgenza punk si fonde con una sensibilità contemporanea, tanto nella produzione quanto nella scelta dei temi. La voce è tagliente, i riff sono sporchi e nervosi, e la struttura del brano lascia spazio a squarci di disorientamento controllato.

Diagnosi è molto più di un titolo: è una dichiarazione d’intenti. Il disagio sociale viene trattato come un sintomo clinico, come una patologia collettiva che attraversa corpi e coscienze, e che trova nel linguaggio degli Eczema un modo per emergere, per mostrarsi nudo, senza filtro. Non c’è soluzione, ma consapevolezza. E questa è già una forma di resistenza.

Il termine “punk post-moderno” non è un’etichetta casuale: descrive perfettamente un’attitudine che guarda al passato per decostruirlo, e al presente per metterne a nudo le storture. Gli Eczema non sono revivalisti: sono operatori sonori del presente tossico, capaci di tradurre l’apatia, la rabbia e la confusione del nostro tempo in forma canzone.

In poco più di tre minuti, Diagnosi fa quello che molti album interi non riescono a fare: scuote, interroga, lascia un segno. Se questa è la fine di un ciclo, non vediamo l’ora di sentire il prossimo.

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