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Recensione – “The Wild Iris” di Maria Karakusheva

Con “The Wild Iris”, Maria Karakusheva firma un brano che è molto più di una semplice composizione strumentale: è un’intima dichiarazione d’intenti, un viaggio musicale che parla di resilienza, grazia e forza interiore. Tratto dal nuovo album Forget Me Not, questo pezzo per pianoforte solo si ispira all’omonimo fiore selvatico che cresce e resiste anche nei terreni più ostili, diventando così metafora perfetta della femminilità tenace e luminosa che l’autrice desidera celebrare.

La scrittura di Karakusheva si distingue per l’eleganza timbrica e la ricchezza espressiva: ogni nota sembra accarezzare il silenzio, mentre le dinamiche delicate s’intrecciano con pause sospese che invitano alla riflessione. Il brano scorre con una naturalezza fluida, ma mai prevedibile, come un pensiero che cerca la sua forma nel tempo. In The Wild Iris si percepisce una vulnerabilità sincera, trasformata però in risorsa creativa e potenza evocativa.

Attualmente di base nei Paesi Bassi, con alle spalle esperienze internazionali e una formazione presso Berklee (USA), Maria Karakusheva dimostra di essere una compositrice capace di unire il rigore della musica classica con una sensibilità contemporanea e cinematografica. La sua apertura alla collaborazione con registi, etichette e altri artisti è coerente con un percorso artistico in costante espansione e raffinamento.

“The Wild Iris” è una perla per chi ama le narrazioni strumentali, le composizioni introspettive e il potere della musica come veicolo di rinascita e connessione emotiva. Un brano da ascoltare in silenzio, magari mentre la luce cambia, come fa un fiore selvatico al primo soffio di primavera.

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