Con il brano “Oil”, l’artista poliedrico Tomasoso abbandona ogni freno e ci consegna una denuncia tagliente, diretta e senza filtri. È un pezzo che fa rumore, che urla, che graffia – non solo musicalmente ma anche a livello etico, sociale, politico. Una canzone che, più che ascoltata, va incassata. Come uno schiaffo in pieno volto.
Artista autodidatta e irriverente, Tomasoso ha trasformato le sue molteplici esperienze – dalla fotografia al design, passando per la costruzione artigianale delle sue chitarre – in un linguaggio musicale personale, crudo e autentico. In Oil questa poetica esplode in tutta la sua forza, mettendo da parte la leggerezza e il sarcasmo surreale tipici di altri suoi brani per lasciar spazio a una rabbia lucida e consapevole.
Un attivismo nato da bambino, ora diventato musica
“Ero già un attivista ambientale a otto anni. Ho lottato tutta la vita per proteggere il nostro ambiente.”
Con queste parole Tomasoso introduce Oil, un brano che non è solo una canzone, ma una dichiarazione di guerra contro l’ipocrisia dilagante. Non ci sono mezzi termini: è uno schiaffo morale a chi, da 50 anni a questa parte, ha predicato ‘andrà tutto bene’ mentre bruciava il futuro di intere generazioni. Tomasoso non nasconde il suo sdegno:
“Avrei voluto dare ceffoni ben più forti, ma ormai viviamo già dentro le conseguenze di questi egoismi: cambiamento climatico, esaurimento delle risorse, migrazioni, fame…”
Una canzone rabbiosa, ma lucidamente strutturata
Musicalmente, Oil è un brano dal groove deciso e cupo, che nasce – come sempre – da un drum loop, costruito pezzo dopo pezzo con basso, chitarre e quella voce “sexy rumbling” che Tomasoso stesso definisce con ironia. La sua vocalità roca, quasi parlata, trasmette una forza narrativa intensa, dando corpo a una critica che non risparmia nessuno.
Il testo, dritto al punto, parla di una specie – la nostra – che si riempie la bocca di amore per i propri figli mentre devasta il pianeta che lascerà loro. Un’ipocrisia feroce, raccontata con parole dure ma necessarie, senza edulcoranti, senza giustificazioni.
Conclusione
Oil è la colonna sonora di una consapevolezza dolorosa, quella che arriva quando è troppo tardi per fingere che tutto andrà bene. È un brano che non consola, ma scuote le coscienze. Una sorta di “Mad Max blues” contemporaneo, nato non dalla fantasia post-apocalittica, ma dalla cruda realtà di oggi.
Un pezzo urgente, necessario, militante. E anche se “non è un cantante”, Tomasoso riesce, con le sue imperfezioni, a dire molto più di tanti artisti patinati: perché ciò che canta, lui lo ha vissuto, lo ha combattuto, lo ha digerito a sangue freddo.
🎧 Consigliato a chi cerca nella musica non solo emozione, ma anche verità. A chi non ha paura di guardarsi allo specchio – e vedere anche quello che non vuole.