Con il suo secondo EP per pianoforte, Marco Ranaldi torna a incantare gli ascoltatori con “Kakáw”, un’opera delicata e potente, capace di unire il vissuto personale con un’estetica sonora raffinata. Dopo il debutto con White Pages, l’artista propone ora un nuovo percorso musicale in cinque tracce, ciascuna ispirata a luoghi e momenti della sua vita: Colombia, Saline (in provincia di Verona) e Londra.
“Kakáw”, disponibile su Spotify e YouTube, non è semplicemente un EP strumentale, ma un diario emotivo inciso sui tasti del pianoforte, un racconto in musica che vibra di ricordi, di esperienze e di una ricerca autentica di espressione personale.
Tra Saline e Londra: ogni traccia è un frammento di viaggio
Il titolo dell’EP è un omaggio alla Colombia, dove il termine “kakáw” richiama il cacao in lingua indigena: un simbolo di radici profonde, terra fertile e sapore ancestrale. Il brano omonimo chiude l’album con note intense e malinconiche, quasi a sigillare la memoria di un luogo che ha lasciato un’impronta nell’anima del compositore.
Ad aprire il disco è “Saline”, una composizione che evoca l’atmosfera intima e sospesa del piccolo borgo veneto dove Ranaldi ha vissuto. Le sue note si muovono con passo solenne, accennando variazioni minime ma dense di significato, in una struttura chiara e pacata che trasmette pace e profondità.
“Londra”, la città in cui Marco oggi risiede, diventa invece il punto di sintesi di questo viaggio: metropoli multiforme, luogo d’incontro tra nostalgia e slancio creativo. La capitale britannica è il crocevia dove le suggestioni di Saline e Colombia si fondono in una dimensione musicale nuova, più libera e istintiva.
Evoluzione sonora e libertà interpretativa
“Kakáw” rappresenta un passaggio evolutivo nella scrittura pianistica di Marco Ranaldi. Se White Pages si distingueva per la sua struttura più rigorosa e compositiva, Kakáw lascia spazio a una maggiore improvvisazione emotiva e libertà ritmica. È un lavoro che si affida all’intuito del momento, al sentire interiore, alla capacità di lasciar fluire le emozioni senza forzarle.
La scelta di registrare su due pianoforti diversi accentua la varietà timbrica dell’album: i toni brillanti del pianoforte a coda risplendono in brani come Saline e Sailing in the Wood, mentre quelli più ovattati e sussurrati del pianoforte verticale, con corde coperte da panni, avvolgono le tracce Blue e Accenno, creando atmosfere raccolte, quasi sognanti.
Un’opera corale, frutto di collaborazioni intime
Kakáw è anche un lavoro collettivo e familiare, costruito con l’aiuto di persone vicine all’artista. La registrazione e l’ingegneria del suono sono state curate da Beatrice Balagna, la copertina – che ritrae le onde portoghesi – è opera del fratello Fabio Ranaldi, mentre Elena Butti ha supportato il progetto nella fase di produzione e direzione creativa.
Conclusione: un invito all’ascolto profondo
In un tempo in cui la frenesia della musica digitale spesso soffoca l’ascolto consapevole, “Kakáw” è un invito alla lentezza, alla contemplazione, alla riscoperta del potere evocativo del pianoforte. Con pochi, intensi brani, Marco Ranaldi ci consegna un’opera autentica e sincera, che sa toccare corde profonde.
Un EP da ascoltare con attenzione, magari nelle prime ore del mattino o nei momenti di riflessione, per lasciarsi guidare dal suono verso luoghi lontani e stati d’animo dimenticati.
“Kakáw” è disponibile ora su tutte le piattaforme digitali. Un viaggio breve ma intenso, che merita di essere vissuto nota dopo nota.