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Recensione – VITRIFIER: “Codex Absurdum” (2025)Grindcore, Deathcore e umorismo delirante: il caos ha finalmente un nuovo codice

Quando pensi che il grindcore non abbia più nulla da dire, ecco arrivare i VITRIFIER a ribaltare ogni aspettativa con “Codex Absurdum”, un album che è tanto un atto di guerra sonoro quanto un’esilarante presa in giro della realtà. Uscito il 23 marzo 2025, questo debutto è firmato dal duo canadese Steve Peck e Eric Siemens, due musicisti con background accademici ma con l’anima incastonata nella furia incontrollata dell’extreme metal.

Un martello pneumatico impazzito… ma con stile

“Codex Absurdum” è una scarica di 20 tracce in appena 30 minuti: un tour de force grottesco e geniale, che fonde la velocità devastante del grindcore con le bordate cavernose del deathcore, spruzzando qua e là melodie inaspettate e una buona dose di umorismo nonsense.

L’intento di VITRIFIER è chiaro fin dalla prima traccia – l’inquietante e fulminante “Brain Eating Zombie Bear” – e viene ribadito senza pietà brano dopo brano: abbattere le orecchie dell’ascoltatore con raffiche di blast beat, breakdown ipnotici e titoli così assurdi da sembrare usciti da una chat tra comici in acido.

Brani come “Soccer Mom with a Flail”, “Pee Wee’s Homicidal Adventure” o “Sacrificing Koala Bears to Cthulhu” non solo mostrano l’approccio fuori di testa del duo, ma rivelano anche una cura maniacale per i dettagli compositivi. Ogni riff, ogni colpo di batteria, ogni linea vocale è calibrata per massimizzare l’impatto – anche quando si tratta di canzoni che durano meno di un minuto, come “Kitchen Destroyer” o “Truck Nuts on a Tombstone”.

Tra caos e creatività

Nonostante l’assurdità apparente, “Codex Absurdum” non è solo uno scherzo metallico. È un’opera tecnicamente raffinata, costruita in sei anni attraverso sessioni casalinghe, registrazioni da scantinato e collaborazioni online. La produzione, pur conservando la rudezza del genere, è pulita e ben bilanciata, permettendo agli ascoltatori di apprezzare la complessità delle strutture ritmiche e le improvvise aperture melodiche.

La varietà di influenze è impressionante: da Pig Destroyer a Cannibal Corpse, passando per Whitechapel e persino Birdflesh, tutto contribuisce a formare un sound ibrido, energico, folle ma stranamente coerente. Il risultato? Un album che sfonda il muro tra brutalità e sperimentazione, strizzando l’occhio ai fan della vecchia scuola ma attirando anche le orecchie più moderne.

“Fading Spark”? No, qui la scintilla è un’esplosione atomica

Se tracce come “Babies in a Blender”, “The Pee Pee Creek King” o l’epico finale di “Nightmare on Sesame Street” non vi bastano per capire l’approccio ironico e autodistruttivo della band, allora forse non siete pronti per il grindcore 3.0 di VITRIFIER.

“Codex Absurdum” è un manifesto: è rumore con intelligenza, caos con cuore, metal estremo con un’anima creativa dissacrante. Non è solo un disco da ascoltare: è un’esperienza da sopravvivere. E ridere. Forse anche piangere, ma con gusto.


🎧 Ascolto consigliato per fan di: Pig Destroyer, Whitechapel, Nasum, Dethklok
🔥 Brani da non perdere:

  • “Brain Eating Zombie Bear”
  • “Pee Wee’s Homicidal Adventure”
  • “Babies in a Blender”
  • “Hobo with a Shotgun”
  • “Nightmare on Sesame Street”

📲 Scopri di più su: linktr.ee/Vitrifier
📩 Contatti stampa: vitrifiergrind@gmail.com

VITRIFIER non è solo una band, è una mina vagante che esplode in 20 frammenti, ognuno pronto a lasciarti con le orecchie sanguinanti e un sorriso storto stampato in faccia.

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