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SKOLL – Report concerto 5/10/24 e Recensione dei dischi “Negli Occhi Di Ulisse” , “Storie Di Guerra e Amore” e “Eclisse”

Sono già passate due settimane, ma ricordo ancora la sorpresa e l’incredulità che provai quando vidi, attraverso le pagine social dell’artista, il concerto programmato per il 5 ottobre presso il Fondo Italia di Giugliano in Campania, precisamente in località Varcaturo.

Di solito, sulle pagine virtuali di Vault Lab, ci limitiamo ad analizzare la musica di artisti indipendenti che richiedono un’analisi più critica della loro proposta artistica. Tuttavia, oggi, approfittando dell’influenza che mi costringe a letto, ho deciso di accompagnarvi in questo viaggio che ha visto me e la mia consorte incontrare e relazionarci con un artista incredibile e una persona squisita. Ci siamo chiesti come mai quest’ultimo non abbia il successo che merita.

Questo articolo-racconto non solo intende riportare l’effettivo concerto del 5 ottobre e le emozioni che lo hanno accompagnato, ma anche presentarvi Skoll da un punto di vista di chi apprezza, in primis, la sua musica e le sue qualità artistiche, pur essendo lontano (e vicino contemporaneamente) dalla sua astrazione ideologica e dall’area d’appartenenza.

Inoltre, per l’occasione, vogliamo sviscerare e analizzare, da musicisti quali siamo, tre sue pubblicazioni, acquistate sempre al concerto su consiglio di Federico “Skoll”. Vi ringrazio anticipatamente per la vostra attenzione.

NOTA BENE: La politica e l’ideologia di un musicista o di un artista hanno sempre avuto un ruolo marginale nella mia scelta di fruizione. Confido nell’intelligenza di chi legge per comprenderlo.
(Premessa Copiata ed incollata dall’articolo sugli As I Lay Dying per evitare tarantelle inutili, già avvenute nella vita vera).

CHI E’ SKOLL e COME LO HO CONOSCIUTO

Skoll è il nome d’arte di Federico Goglio, un cantautore italiano nato a Milano. È noto per il suo stile musicale che si colloca nella scena del rock identitario e folk, con testi che spaziano da tematiche legate alla tradizione, alla storia e all’identità culturale italiana ed europea, fino a toccare argomenti più romantici, in perfetta sintonia con la tradizione cantautorale. È apprezzato dagli ascoltatori per la profondità dei suoi testi e per l’impegno che dimostra nei temi che affronta.

Io l’ho scoperto casualmente nel 2016 con la sua versione remix di “Ultimi Romantici” realizzata con i Tour De Force, attraverso una pagina omonima che seguo ancora oggi, dedicata a aforismi e storie d’amore. Sin dal primo ascolto, sono rimasto colpito dalla professionalità della sua musica e dei contenuti.

Nel 2018, quando uscì il suo album e singolo omonimo, “D’Annunzio”, ho potuto apprezzarlo ancora di più. Il mio legame con il Vate, risalente ai tempi del liceo, e la mia passione per la sua poetica mi hanno spinto a seguire questo artista, anche se non sempre in modo assiduo (lo ammetto). Alla fine, mi sono perso solo qualche album prima dell’ultimo, pubblicato di recente.

REPORT DEL CONCERTO PRESSO FONDO ITALIA

Il concerto si è svolto presso il Fondo Italia, un parco considerato un bene confiscato alla camorra, assegnato tramite bando al Centro Nazionale Sportivo Fiamma. La serata è stata molto bella. Ho assistito al concerto con la mia consorte, che ha filmato anche un piccolo spezzone incluso nell’articolo.

L’atmosfera era calma, tranquilla e intima, permettendo di essere direttamente a contatto con l’artista e di non solo ascoltare le sue canzoni, ma anche di godere del filo narrativo che univa l’intero repertorio, arricchito da spiegazioni sul significato e il messaggio di ciascun brano.

Fondo Italia è un luogo bellissimo, immerso nel verde. Documentandomi prima di arrivare al concerto, ho notato che di solito è un luogo dove l’aggregazione sociale è al primo posto. Ho potuto osservare come iniziative come la braciata sociale, l’integrazione di ragazzi portatori di handicap e altre attività di tipo sociale siano al centro delle loro proposte.

Non nego che vedere un posto del genere mi ha fatto pensare che sarebbe un perfetto open air per un concerto metal, ma evitando divagazioni, ho apprezzato molto la sua locazione: il parcheggio spazioso, il contesto naturale e, soprattutto, l’acustica del concerto, che ha reso l’esperienza memorabile.

Parlando del concerto, essendo stato un set acustico, non c’era molto da dire. Il comparto tecnico era minimale ma efficace: è vero che per un concerto acustico bastano pochi strumenti e, di conseguenza, pochi accorgimenti tecnici, ma credo sia importante sottolineare questo aspetto a favore del report. Ce lo siamo goduti su panche di legno, in un’atmosfera intima e speciale.

Federico, solo con una chitarra, ha infiammato il palco con un set molto lungo e evocativo di quasi due ore. Abbiamo potuto ascoltare i brani che conoscevamo (come “Italia”, “D’Annunzio” e “Ultimi Romantici”), scoprire nuove bellissime canzoni dal suo nuovo album (come “Luisa”, che è una delle mie preferite) e spaziare nella sua ampia discografia, percorrendo quasi venti anni della sua carriera. La setlist è stata scelta dagli organizzatori, che hanno fatto di tutto per portarlo per la prima volta nella zona napoletana (lo stesso artista ha tenuto solo un concerto nei pressi di Salerno; purtroppo, la Campania è ancora una terra sconosciuta, ahimè).

Quello che mi ha colpito è stata non solo la bravura e le capacità compositive di Skoll, ma soprattutto la sua voce, davvero particolare. Mi sono piaciute anche molte interpretazioni dinamiche che differivano dalle versioni registrate. È riuscito a coinvolgere ed emozionare un pubblico intero solo con l’ausilio della sua chitarra acustica e della sua voce, “taccariando” (per dirla in napoletano, traduco per chi non conosce la lingua: esibendosi grintosamente e incessantemente) senza pause, mostrando una professionalità che è tipica dei grandi artisti.

Un estratto del brano “D’Annunzio” filmato al concerto.

Il post-concerto è stato emozionante; la cosa più bella è stata poter intrattenere una conversazione con l’artista. Abbiamo condiviso opinioni su poeti, artisti, scrittori e sulla musica, confrontandoci su molte tematiche che ci stavano a cuore.

Dialogare con Federico e discutere dopo il concerto mi ha arricchito enormemente: è una persona che trasmette la sua conoscenza e il suo acume. Non ha mostrato alcuna sorpresa, anzi, si è dimostrato ancora più contento quando ha saputo che ero estraneo alla sua area di appartenenza. Non solo non mi ha allontanato, ma mi ha accolto con entusiasmo. Ho percepito la sua gioia nel confrontarsi con qualcuno che, sulla carta, dovrebbe avere opinioni diverse, ma che, alla fine, si è ritrovato in sintonia su molti argomenti e riflessioni.

Ultimo, ma non meno importante, è stata l’accoglienza dello staff e dell’organizzazione: siamo stati trattati davvero con i “guanti bianchi” da tutti i presenti. Spero di poter tornare al Fondo Italia per altri eventi musicali e artistici. Colgo l’occasione per ringraziare Roberta per la sua cortesia e ospitalità nei nostri confronti.

Prima di tornare a casa, dopo la foto di rito, su consiglio dello stesso Federico, ho acquistato due dischi (“Negli Occhi Di Ulisse” e “Storia di Guerra e di Amore”), mentre mi è stato regalato l’EP “Eclisse”. Mi sono subito messo ad ascoltarli per realizzare questo report-recensione. Grazie mille, Federico; la tua disponibilità e simpatia hanno ulteriormente accresciuto la mia stima per la tua arte e hanno cementato il mio eterno rispetto nei tuoi confronti.

Questa è la prova che la MUSICA dovrebbe essere di tutti e senza confini, la becera appartenenza politica non dovrebbe limitare la fruizione dell’arte.

Profilo Spotify di Skoll

NEGLI OCCHI DI ULISSE – RECENSIONE

Primo ed omonimo singolo estratto dal nuovo disco

L’ultimo album di Skoll, Negli occhi di Ulisse, ci porta in un viaggio che fonde epica, storia e sentimento, con una tensione costante verso l’esplorazione interiore. Non aspettarti un concept album monotematico: piuttosto, troviamo una collezione di storie di uomini e donne, di sfide e di slanci emotivi, che rispecchiano le domande esistenziali e i conflitti del nostro tempo. Skoll qui dimostra la sua capacità di raccontare attraverso la musica, usando la figura di Ulisse come metafora dell’uomo moderno, perso e ritrovato, diviso tra il richiamo dell’ignoto e la sicurezza del ritorno a casa.

Il brano d’apertura, Questo temporale estivo, si muove tra riff di chitarra sempre più intensi, raccontando un amore che si espande dalla dimensione privata a quella collettiva, simbolo di un legame più profondo verso un’Italia “sfinita” ma sempre presente. È un pezzo che parte dolce, ma cresce di potenza fino a una chiusura improvvisa, proprio come un temporale che arriva e passa di colpo.

La title track è la seconda canzone del lotto, per la quale è stato deciso di realizzare un bellissimo videoclip disponibile in questo articolo (condiviso direttamente dal canale ufficiale di Skoll).

Poi si entra in un’atmosfera più riflessiva con l’introduzione del pianoforte in Svaghiamo lontano. Qui, le parole recitate e il cantato si fondono, creando una continuità tra passato e presente. La narrativa, sia musicale che lirica, mantiene una certa ambiguità: si parla di Ulisse o di noi? Questa scelta regala un senso di universalità che amplifica l’impatto emotivo del brano, richiamando la responsabilità individuale nel difendere ciò che ha valore.

Luisa è uno dei brani più intensi e toccanti dell’album Negli occhi di Ulisse di Skoll, una vera gemma che combina malinconia, tragedia e riflessione storica in un crescendo emotivo. La canzone racconta la vicenda tragica di Luisa Ferida, attrice italiana uccisa dai partigiani al termine della Seconda Guerra Mondiale. La scelta di narrare questa storia non è casuale, perché la figura di Luisa è simbolo di una vittima innocente, una donna punita non per le sue azioni, ma per l’amore verso un uomo, Osvaldo Valenti, legato alla Repubblica Sociale Italiana.

Musicalmente, il brano si apre con un arrangiamento sobrio e delicato, che sembra voler preparare l’ascoltatore alla profondità della narrazione. Le prime note sono quasi sospese, creando un’atmosfera intima, come un sussurro che introduce la tragedia imminente. La voce di Skoll è profonda, quasi sussurrata, e carica di una tristezza trattenuta, che rende il dolore più reale, quasi palpabile. I suoni, mai invadenti, lasciano ampio spazio al testo, vero cuore pulsante del brano.

Il testo è magistrale per la sua capacità di raccontare senza cadere nel melodrammatico, mantenendo una compostezza che riflette il rispetto per la memoria della protagonista. L’immagine della nonna di Skoll che racconta la storia di Luisa con una carezza è potente e crea un legame emotivo tra passato e presente, tra la storia personale e quella collettiva. In pochi versi, Skoll dipinge la vulnerabilità di una vita spezzata e il senso di ingiustizia che aleggia attorno a questa vicenda. Il brano, pur parlando di un evento specifico, riesce a risuonare come un inno contro tutte le forme di violenza cieca, riportando l’attenzione sull’umanità dietro la storia.

La progressione musicale, che parte delicata e cresce in intensità, accompagna perfettamente il racconto, con la chitarra che si fa più presente e incisiva man mano che ci si addentra nel dramma. L’arrangiamento resta minimale, ma non per questo meno efficace: ogni nota e ogni strumento servono a sottolineare l’atmosfera cupa e malinconica del brano.

Luisa è una canzone che non si dimentica facilmente. Non solo per la tragicità della storia che racconta, ma per la maestria con cui Skoll riesce a intrecciare emozione, memoria e musica in un pezzo che colpisce dritto al cuore. Tra le tracce dell’album, questo brano si distingue per la sua sincerità e profondità, rendendolo uno dei momenti più toccanti dell’intero lavoro.

In contrasto, Corsa lenta richiama l’epica militare, con un omaggio diretto alla Decima Mas, sottolineato da un assolo di chitarra energico e robusto. La scelta musicale qui evoca un’atmosfera quasi eroica, nonostante la carica polemica e la sensibilità storica del tema.

Sorprende la ballata La strada di San Patrignano, che si distacca dai temi epici per concentrarsi sull’introspezione. La semplicità musicale, quasi folk, permette di focalizzarsi sul messaggio, dove Skoll racconta di redenzione e resistenza alle avversità. Anche qui si riafferma l’idea che l’uomo, come Ulisse, è solo davanti alla propria strada, con il passato che diventa quasi irrilevante rispetto alla fatica di costruire il proprio futuro.

Il culmine drammatico si raggiunge con il brano che affronta il tema delle marocchinate, dove Skoll riesce a mantenere equilibrio tra la delicatezza della narrazione e la durezza del tema trattato. Le melodie si fanno più cupe, ma non opprimenti, lasciando spazio all’immaginazione, senza forzare immagini esplicite.

In chiusura, il silenzio del pezzo finale, La ballata di Jackson Stonewall, avvolge l’ascoltatore, ripercorrendo la vita di un eroe della guerra civile americana. Con un arrangiamento sobrio, questa ballata si sviluppa come una sceneggiatura in musica, una finestra sulla vita di un uomo attraverso gli occhi di un amico. Il brano è un viaggio lento, come quello di Alessandro Magno che rilegge Omero alla fine del suo percorso.

Skoll riesce a tessere un album che è al tempo stesso epico e intimista, un viaggio tra le pieghe della storia e dell’animo umano. La sua capacità di fondere testi profondi con arrangiamenti che spaziano tra il rock, il folk e il cantautorato fa di Negli occhi di Ulisse un lavoro solido e coinvolgente, che merita un ascolto attento.

STORIA DI GUERRA E DI AMORE – RECENSIONE

Brano Attraverso la Nebbia – condiviso dal canale ufficiale di Skoll

Il disco Storia di Guerra e d’Amore di Skoll è un’opera che, anche al primo ascolto, rivela una complessità e una ricchezza davvero affascinanti. Le undici tracce offrono un percorso intenso e multistratificato, in cui la storia e la dimensione personale si intrecciano continuamente. È un lavoro che cattura fin da subito, anche per chi, come me, arriva tardi a scoprire la discografia di Skoll.

C’è una varietà sorprendente in questo album: si passa da pezzi dal taglio epico, che raccontano battaglie e eroi dimenticati, a brani più intimi e riflessivi, con una vena cantautorale che evoca il sapore delle ballate antiche. In un attimo ci troviamo immersi nella narrazione della battaglia del monte Ortigara, con la sua alba che sembra notte, e subito dopo veniamo catapultati nell’atmosfera malinconica e affascinante di Constance, dedicata alla rivoluzionaria irlandese Constance Markievicz. La sua prigionia diventa una metafora per il coraggio e la lotta interiore, mentre la musica sottolinea questo viaggio emozionale con un mix perfetto di dolcezza e tensione.

trittico composto dai brani Mediterraneo, Ultimi Romantici e Sterminate distese di rose rappresenta uno dei momenti più intensi e ricchi di sfumature dell’album Storia di Guerra e d’Amore di Skoll. Queste canzoni sono legate da un filo conduttore che oscilla tra l’epica, la nostalgia e la riflessione personale, offrendo una profondità lirica e musicale che attraversa il tempo, lo spazio e i sentimenti. Ognuna ha la propria identità, ma tutte insieme creano un dialogo coerente, un viaggio che esplora l’anima mediterranea, l’ideale romantico e il senso del sacrificio.

Mediterraneo è un inno a questo mare antico, culla di civiltà, ma anche crocevia di storie e destini spesso tragici. Skoll riesce a evocare il Mediterraneo non solo come luogo geografico, ma come simbolo culturale, di conflitti, migrazioni e bellezza. Le sue acque portano con sé memorie di antichi imperi, battaglie e amori perduti. Musicalmente, il brano è pervaso da un ritmo che richiama il movimento costante del mare, con un arrangiamento che mescola elementi tradizionali e contemporanei. Le chitarre evocano un’atmosfera quasi sospesa, mentre la voce di Skoll si fa narratrice di un tempo senza tempo, in cui passato e presente si fondono. C’è una sensazione di solennità, come se ogni nota fosse un omaggio al Mediterraneo, visto non solo come luogo di pace, ma anche di pericolo e sofferenz

Ultimi Romantici è una riflessione su un ideale ormai scomparso, quello di un romanticismo non tanto legato all’amore passionale, ma a un mondo in cui il coraggio, l’onore e l’ideale eroico erano al centro dell’esistenza. La canzone parla di uomini e donne che si sentono fuori dal tempo, che vivono ancora per quegli ideali che il mondo moderno ha dimenticato. Musicalmente, il brano ha un carattere epico, ma malinconico. Le chitarre sono protagoniste, alternando momenti più soft a riff potenti che sottolineano l’energia e la determinazione degli “ultimi romantici”, coloro che, anche in un mondo cinico e disilluso, continuano a credere in qualcosa di più grande. La melodia è struggente, come un addio a un’epoca che non tornerà, ma allo stesso tempo è un omaggio a chi, nonostante tutto, non si arrende.

Il brano Sterminate distese di rose chiude il trittico con una delicatezza che nasconde una profondità emotiva devastante. Le rose, simbolo sia di bellezza che di sacrificio, rappresentano in questa canzone una visione romantica della vita, in cui l’amore e la sofferenza vanno di pari passo. Il testo parla di lotte interiori, di bellezza che può nascere dal dolore e del desiderio di continuare a credere nell’amore nonostante le ferite. Musicalmente, il pezzo si distingue per un arrangiamento più lirico e poetico. Le chitarre acustiche e il pianoforte si intrecciano creando una base armonica che esalta la voce di Skoll, qui particolarmente emozionante e vulnerabile. È un canto di resa e resistenza insieme, un inno alla fragilità umana e alla sua infinita capacità di amare, anche quando tutto sembra perduto.

Insieme, Mediterraneo, Ultimi Romantici e Sterminate distese di rose formano una narrazione che spazia dal macroscopico al microscopico, dal mondo esterno, fatto di paesaggi e storie collettive, a quello interiore, dove il romanticismo e la bellezza si confrontano con la realtà brutale della vita. La musica accompagna questo viaggio con arrangiamenti che alternano momenti di potenza epica a spazi di riflessione intima, costruendo un’esperienza d’ascolto che cattura l’ascoltatore e lo invita a riflettere su chi siamo e su cosa ci tiene legati ai nostri ideali, ai nostri amori e ai nostri sacrifici.

Il brano Linee di te, riesce a superare la dimensione dell’amore personale e diventa un invito universale alla resistenza, quasi politico, con un sound che cresce in intensità e porta l’ascoltatore in una dimensione più profonda. Qui le chitarre elettriche e acustiche si fondono in un dialogo dinamico, mentre la voce di Skoll passa dal sussurro insinuante al grido energico, rendendo palpabile il conflitto tra desiderio e tormento.

Il gioco tra pubblico e privato è costante. La grande storia – dai bombardamenti futuristi di Marinetti alla vittoria olimpica di Sante Gaiardoni – si riflette nella quotidianità, in battaglie che sono anche interiori, fatte di amori, errori, momenti di splendore e caduta. Questo è un tema che Skoll sa maneggiare con maestria: le sue canzoni non sono mai semplici racconti storici, ma riflessioni profonde sull’umanità, sulla sua capacità di sopravvivere e di resistere, anche quando le guerre esteriori si placano e rimangono solo quelle interiori.

Dal punto di vista musicale, l’album è una vera sinfonia di emozioni: si passa dalla dolcezza quasi fragile delle chitarre acustiche ai ruggiti taglienti dell’elettrica, con un basso elastico e pulsante che sostiene ogni cambio di atmosfera. La batteria e il pianoforte creano un tappeto sonoro che accompagna la voce di Skoll, mai statica, capace di essere morbida e ruvida, seducente e arrabbiata allo stesso tempo. E quando entra in gioco la fisarmonica, come in Il fantasma del Natale passato, si aggiunge una sfumatura nostalgica che amplifica ulteriormente l’impatto emotivo.

Storia di Guerra e d’Amore è un album che parla a quella parte più estrema e vera di noi, che non si accontenta, che cerca di spezzare le catene, siano esse quelle imposte dalla storia o quelle della vita quotidiana. Ogni brano è un invito a liberare i cuori, a sentirli gonfiarsi e spezzarsi nella nebbia, ma anche a far sì che la vita, nonostante tutto, possa durare per sempre.

ECLISSE – RECENSIONE

Brano dell’EP condiviso direttamente dal canale youtube ufficiale di Skoll

Eclisse, è EP di Skoll, che magari rispetto ad altri album è passato più in sordina, trovando pochissimi articoli e recensioni su questo mini disco. Per me, è un’opera che affonda le radici nel contrasto tra luce e oscurità, tra sogni e realtà, in una fusione intensa di suoni e parole. Questo lavoro segna un’evoluzione musicale significativa per il cantautore, arricchendo la sua discografia con nuove sfumature sonore e tematiche più complesse. La tracklist breve ma densa delinea un percorso tematico che, anche se indicato sul retro del CD, si percepisce soprattutto attraverso le sensazioni che emergono dall’ascolto dei brani.

Il primo brano, La nave dei sogni infranti, colpisce per il suo arrangiamento cupo e oscuro, dove si notano chitarre dai toni che ricordano la potenza dei Type O Negative, un elemento inedito per Skoll, la batteria è arrangiata con una campionata molto minimale, che fa apprezzare la scelta coraggiosa di arrangiamenti assolutamente curati e fuori dai canoni. È una traccia che vibra di malinconia e di perdite, con vocalizzi e cori che aggiungono un’atmosfera quasi gotica, mai esplorata nei lavori precedenti. La chitarra elettrica si muove con lentezza e pesantezza, creando un senso di oppressione, come se i sogni infranti del titolo fossero pezzi che galleggiano senza mai trovare una via di fuga. Qui l’artista abbraccia un’estetica più dura e introspettiva, spingendo il suo sound verso territori che mescolano rock atmosferico e toni più dark.

Il secondo brano, Tra pace e guerra, rappresenta il cuore pulsante del concept dell’EP. Con un ritmo incalzante, il pezzo esplora la tensione tra opposti: pace e guerra, speranza e disillusione. Qui Skoll ritorna su tematiche che gli sono care, come la lotta interiore e la riflessione su un mondo diviso, ma musicalmente si spinge verso arrangiamenti più energici e dinamici. Le chitarre sono più aggressive vicine al suo stile tipico ma hanno un sound che le rende quasi marziali, mentre la voce resta tesa, evocando lo scontro tra forze contrastanti. Si percepisce una spinta verso l’epico, ma al tempo stesso un senso di rassegnazione che permea tutto il brano. È come se l’artista ci dicesse che la guerra non è solo fuori di noi, ma anche un conflitto personale e quotidiano.

La bellezza chiude l’EP riportandoci al tipico stile di Skoll, con un brano che ha i tratti classici della sua produzione: melodie limpide, testi poetici e un’attenzione particolare per la ricerca del sublime nelle cose quotidiane. Qui troviamo il Skoll più cantautorale, quello che conosciamo e amiamo, ma con una consapevolezza nuova. La chitarra acustica domina l’arrangiamento, e il brano si apre dolcemente, offrendo una riflessione sulla bellezza in un mondo che sembra averla dimenticata. Il testo è un invito a riscoprire ciò che di puro e nobile resta nell’uomo, nonostante la sua continua corsa verso la distruzione. È un pezzo che chiude il disco su una nota più luminosa, quasi come un piccolo raggio di luce che emerge dal buio degli altri brani.

Pur trattandosi di un EP, ogni brano appare denso e ricco di sfumature, sia musicali che testuali. Mentre sul retro del CD ci sono indicazioni precise sul concept dell’opera, è soprattutto ascoltandolo che si percepiscono le emozioni e le riflessioni personali che l’artista ha voluto trasmettere. La dualità luce/oscurità che pervade tutto l’album è non solo un tema centrale, ma una sensazione palpabile in ogni traccia.

Con Eclisse, Skoll conferma la sua capacità di reinventarsi e sperimentare ancora di più, ma mantenendo intatta la sua anima artistica ma aprendosi a nuove influenze e sperimentazioni sonore. Un lavoro che lascia il segno, che oscilla tra l’oscurità e la speranza, proprio come l’eclissi che dà il nome a questo potente progetto. Nonostante non credo abbia ricevuto l’attenzione che si merita.

Conclusioni

In un panorama musicale sempre più polarizzato, in cui vince chi accomoda tematiche frivole e si unisce alla massificazione ideologica che vuole l’arte come mero intrattenimento fine a se stesso, Skoll, da venti anni, cerca di trasmettere la sua visione pulita delle cose. Spero che l’analisi condotta in questo articolo sia come un faro di riflessione e inclusione, un invito a superare le barriere e a non indossare paraocchi. La musica, in tutte le sue forme, è una lingua universale capace di unire le persone, al di là delle loro differenze e delle convinzioni politiche. È fondamentale ricordare che la vera essenza dell’arte risiede nella sua capacità di toccare il cuore, di evocare emozioni e di creare ponti tra culture e storie diverse.

Invitiamo tutti a lasciare da parte le divisioni e ad abbracciare l’inclusione. La musica non è solo una forma di intrattenimento; è un potente strumento di cambiamento e comprensione reciproca. Lasciamo che sia la passione per le note e le parole a guidarci, piuttosto che le ideologie. Solo così potremo realmente apprezzare l’arte e il messaggio che artisti come Skoll desiderano trasmettere: un messaggio di speranza, resilienza e unità.

La decisione di trattare Skoll, così come qualsiasi altro artista, si basa su un principio fondamentale: la musica è universale e trascende le differenze di provenienza e estrazione politica. In un mondo in cui le opinioni possono spesso dividerci, noi crediamo che l’arte abbia il potere di unire, di farci riflettere e di farci sentire parte di qualcosa di più grande.

Recensiamo chiunque ci piaccia e che riteniamo abbia qualcosa da dire, a prescindere dalla sua origine o dalle sue posizioni politiche. La nostra selezione si basa sulla qualità musicale, sull’originalità e sulla capacità di emozionare. Skoll, con il suo stile unico e le sue liriche profonde, rappresenta perfettamente questi valori.

È importante ricordare che la musica non deve essere ridotta a etichette o schieramenti; piuttosto, dovrebbe essere vista come un mezzo di espressione e di connessione. Scegliamo di dare spazio a voci diverse, perché ogni artista ha una storia da raccontare e un contributo da dare al nostro panorama culturale. La musica è l’unica ragione, e le sue molteplici sfaccettature meritano di essere esplorate e celebrate.

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