Il nuovo album dei Forever in Transit, A Coming to Terms, uscito il 13 settembre, è un viaggio sonoro e concettuale che esplora i temi dell’identità, della crescita personale e della scoperta di sé. È un’opera ambiziosa che, fin dalle prime note, si distingue per la sua profondità sia musicale che lirica. L’album, guidato da Dan Sciolino, multi-strumentista di Buffalo, NY, e arricchito dalla collaborazione di un collettivo di musicisti diversificato, si posiziona tra le grandi opere del progressive metal contemporaneo, pur trascendendo i confini del genere.
Un viaggio introspettivo e universale
A Coming to Terms è molto più di un semplice album: è una riflessione complessa sulla natura dell’individuo e sul difficile processo di distacco dalle influenze esterne che possono offuscare la nostra identità. La narrazione sonora, sviluppata attraverso sette tracce, conduce l’ascoltatore in un cammino attraverso le insidie e le difficoltà della scoperta di sé. Sciolino, nella sua dichiarazione, sottolinea come l’album rappresenti per lui un’opera personale, ma allo stesso tempo accessibile a chiunque abbia affrontato dubbi esistenziali o una ricerca interiore.
Il tema centrale dell’album è il viaggio verso l’accettazione di sé, un processo che, come espresso nei testi, comporta l’affrontare le proprie paure, le insicurezze e i legami tossici che spesso ci ancorano. Questo cammino non è solo di sofferenza, ma anche di liberazione e crescita, con l’album che offre un messaggio di speranza e autocomprensione.
L’approccio musicale: Progressive metal, ma non solo
Forever in Transit dimostra una straordinaria capacità di muoversi attraverso generi musicali, mantenendo il cuore del progressive metal, ma arricchendolo con influenze che vanno ben oltre i confini del genere. Il gruppo cita come influenze band quali Haken, Cynic, Riverside, Dream Theater e Pain of Salvation, e in effetti, l’album presenta un sound intricato e dinamico, che si muove tra sezioni potenti e energiche e momenti più eterei e riflessivi.
Le composizioni sono complesse e ben strutturate, con brani che spaziano da esplosioni di riff metallici a passaggi atmosferici e delicati. Il brano di apertura, Let Go Your Earthly Tether, rappresenta un potente inizio: un invito a lasciarsi alle spalle le attaccature terrene e le influenze esterne per iniziare il percorso di introspezione. Il mix di chitarre energiche e tastiere eteree crea un’atmosfera che ben introduce il tono filosofico dell’album.
Tra i brani più significativi spicca Enter the Void, arricchito dalla partecipazione del tastierista Diego Tejeida, che contribuisce con un assolo incisivo e avvolgente. Questo brano rappresenta un momento centrale nell’album, dove il tema dell’impermanenza si intreccia con la libertà di lasciarsi alle spalle ciò che ci limita per scoprire nuove possibilità di espressione.
What Lies Beneath e Streams of Thought sono altri due pezzi degni di nota, che esplorano rispettivamente la lotta interna contro le narrazioni che costruiamo su noi stessi e la frustrazione derivante dalla ricerca del significato personale. Le sonorità qui sono intense, ma mai eccessivamente pesanti, bilanciate da intermezzi più delicati che creano un dinamismo unico.
Il culmine dell’album arriva con la title track, A Coming to Terms, un brano che riassume il viaggio emotivo e filosofico intrapreso dal protagonista. Qui, la band raggiunge l’apice musicale e lirico, con un assolo di chitarra eseguito da Daniel Ross che rappresenta il punto culminante di una narrazione sia musicale che concettuale.
Un team di produzione d’eccellenza
La qualità della produzione di A Coming to Terms è impeccabile. Il mix di Diego Tejeida, tastierista dei Haken, e il mastering di Andy VanDette, noto per il suo lavoro con band come Porcupine Tree, Rush e Dream Theater, hanno portato l’album a un livello sonoro straordinario. Ogni dettaglio musicale viene valorizzato, dalla potenza delle chitarre alla precisione ritmica della batteria, fino ai passaggi più delicati che offrono una boccata d’aria tra le sezioni più intense.
L’album è stato registrato da Nick Borgosz, che ha saputo catturare le sfumature emozionali e tecniche delle performance della band, rendendo giustizia alla complessità delle composizioni. È evidente che ogni aspetto tecnico dell’album è stato curato nei minimi dettagli, permettendo alla visione artistica di Sciolino e dei suoi collaboratori di emergere in tutta la sua potenza.
Conclusione
A Coming to Terms è un’opera d’arte musicale che invita l’ascoltatore a riflettere profondamente su se stesso e sulle proprie esperienze di vita. Con le sue composizioni intricate, le sue riflessioni liriche e la sua produzione impeccabile, l’album si colloca come una delle uscite più interessanti nell’ambito del progressive metal contemporaneo. Forever in Transit non si limita a seguire le regole del genere, ma le espande e le trasforma, creando un’esperienza sonora che è tanto potente quanto emozionalmente risonante.
Il viaggio narrato in A Coming to Terms non è solo quello di Sciolino, ma può essere sentito da chiunque abbia mai affrontato un momento di crisi o di crescita personale. È un album che offre una prospettiva ottimistica sulla nostra capacità di evolvere, di accettare chi siamo e di superare le avversità per diventare la migliore versione di noi stessi. Un ascolto imprescindibile per gli amanti del progressive metal e per chiunque cerchi musica che parli direttamente all’anima.